I primi progetti ferroviari
Tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 l’applicazione della forza motrice generata dal vapore a molte attività manifatturiere determinò la prima rivoluzione industriale.
Nel 1826 l’inglese Stephenson sperimentava la forza del vapore sulla sua “Locomotion”, prima macchina in grado di trainare carri e carrozze su una strada ferrata composta da rotaie. Quattro anni dopo veniva inaugurata la prima ferrovia al mondo: la Liverpool-Manchester. Le potenzialità espresse dalla grande invenzione portarono ben presto tutti gli stati europei ad intraprendere la costruzione di linee ferroviarie. Tra gli stati italiani preunitari il Regno di Napoli fu il primo a costruire una strada ferrata. Ferdinando II di Borbone il 4 ottobre del 1839 inaugurava la prima linea ferroviaria sul suolo italiano: la Napoli – Portici.
Nel 1845 l’ing. Emanuele Melisurgo di Napoli presentava al Governo Borbonico domanda per ottenere la concessione per la costruzione di cinque linee ferroviarie tra cui una linea a doppio binario che congiungesse la capitale partenopea con Brindisi e Otranto. Ferdinando II ne decretava la validità. I moti del 1848 costrinsero però Melisurgo ad allontanarsi da Napoli.
Al suo ritorno ripresentò il progetto della “Ferrovia delle Puglie” e nel 1855 ottenne la concessione per la sua realizzazione.
Contemporaneamente a Lecce l’intendente di Terra d’Otranto Carlo Sozy Carafa esortava i suoi conterranei a contribuire alla realizzazione della ferrovia in considerazione dei vantaggi che ne sarebbero derivati per il commercio, l’agricoltura e l’industria. Per il reperimento dei fondi Melisurgo creò una società per azioni e l’ 11 marzo 1856 veniva posata “la prima pietra fondamentale” della Ferrovia delle Puglie. Ma l’impresa ben presto si arenò per mancanza di fondi e degli stanziamenti statali.
Nella foto sotto: la Stazione di Brindisi nel 1865 – Brindisi era considerata porto privilegiato sull’Adriatico per il traffico merci e passeggeri diretto in Oriente. Dal 1870, con l’inaugurazione della Stazione Marittima, Brindisi divenne il porto d’attracco per la “Valigia delle Indie” che collegava, attraverso la ferrovia ed il mare, Londra con Bombay
L’idea fu ripresa nel 1859 dal governo borbonico che aveva la necessità di collegare il vasto territorio del regno con la capitale Napoli. Fu concessa ai signori Delahante e soci la costruzione di una ferrovia che congiungesse il Tronto, nelle attuali Marche, con Taranto e Napoli attraverso Foggia, dalla quale sarebbe partita una diramazione per Bari, Brindisi e Lecce.
La caduta del regno dei Borbone per mano di Garibaldi fece naufragare definitivamente il progetto.
Il 7 settembre 1860, Garibaldi giungeva a Napoli in treno proveniente da Vietri. Il suo governo provvisorio si affrettò a sottoscrivere accordi per la costruzione di nuovi collegamenti ferroviari tra tutte le province napoletane, progetto che da lì a pochi mesi sarebbe stato ampiamente ridimensionato dal nuovo parlamento del Regno d’Italia.
Finalmente il 15 gennaio 1866 veniva aperta la linea Brindisi-Lecce, tra l’esultanza della folla e i festeggiamenti nelle varie stazioni alla presenza delle autorità locali.
dal libro: Regione Puglia – C.R.S.E.C. Le/39 S. Cesario di Lecce, Storia di rotaie pp. 10-11
Cartoline d’epoca della Stazione Ferroviaria
Il prospetto
Area esterna
Piazzale con le carrozze in attesa della Valigia delle Indie
Qualche anno dopo – Piazzale con i taxi
Lavori in corso sul piazzale
Dopolavoro Ferroviario
Veduta di piazza Crispi e corso Umberto
Interno Stazione
La cronaca del giorno dell’inaugurazione
La ferrovia Bari-Brindisi — tronco della ferrovia adriatica, con diramazione per Lecce — fu attuata dal nuovo governo dell’Italia unificata. Essa fu ufficialmente inaugurata il 25 maggio 1865 dai principi Umberto e Amedeo di Savoia.
Sin dalle prime ore del mattino le alture che circondano la stazione della ferrovia brindisina erano gremite di gente. Al lato destro della stazione era stato eretto un magnifico padiglione con stendardi per accogliere i principi e gli invitati. A destra del padiglione erano le guardie nazionali di Mesagne, di Francavilla, Latiano, S. Vito, Carovigno e di Brindisi; a sinistra erano le truppe di linea; di fronte, al lato sinistro della stazione, erano schierati i carabinieri a piedi e a cavallo. In mezzo vi era un altare per la funzione religiosa. Il padiglione era pieno delle autorità del Circondario e della Provincia, di non pochi inglesi e francesi arrivati per ferrovia un’ora prima, nonchè di molte eleganti signore. Non appena suonarono le 10, il fischio della locomotiva annunziava l’arrivo del convoglio inaugurale. Quel fischio elettrizzò tutte le moltitudini accalcate che scoppiarono in frenetici applausi.
Giunti alla Stazione i principi reali insieme col loro seguito — c’era anche il generale Lamarmora ed altri ministri, generali, ecc. — scesero tra le grida entusiastiche della popolazione e il suono delle bande musicali, salutati dalle autorità della provincia e dal Consiglio comunale di Brindisi. L’arcivescovo officiò la funzione religiosa assistito dal clero. Il Ministro lesse il discorso inaugurale seguito dal direttore delle ferrovie, Bastogi, che disse brevi parole. Terminata la cerimonia fu servita una refezione per 400 commensali, offerta dalla Società delle Ferrovie meridionali.
È tradizione che durante la cerimonia una donna spiccò dalla folla, attraversò i cordoni della forza pubblica e si avvicinò al Principe Amedeo. Il Savoia, credendo ad un attentato contro la sua persona, sguainò la sciabola. Ma tutto fu chiarito: la donna gli si era avvicinata per presentargli una supplica.
I principi poscia si recarono al porto tra la popolazione plaudente e i balconi lungo la Marina ornati di arazzi e di bandiere.
Accompagnati dal seguito e dal sindaco della città, i principi da “un elegante imbarcatorio costruito da un marino” scesero in una lancia seguita da oltre cinquanta e percorsero “per lungo e per largo” tutta l’incantevole marina.
Fu questa una data fatidica per i destini della città Salentina: essa segnò l’inizio della sua resurrezione.
Un giornale milanese dell’epoca cosi scrisse:
“Ognuno comprenderà l’importanza di una linea che diverrà il passaggio obbligato della Valigia delle Indie e il tragitto più diretto da Parigi a Firenze. Perciò è stata inaugurata con grande solennità la parte già terminata che unisce Bari a Brindisi….. Brindisi era già uno dei porti più frequentati nei tempi più remoti, e basta oggi, per rendergli l’antico splendore, di sbarazzarlo delle sabbie e della melma ammassate da secoli. Sono stati votati dei fondi per questi importanti lavori e noi non dubitiamo che il Governo, penetrato dell’urgenza, darà loro un vigoroso impulso.” (l’episodio fu narrato allo scrittore e storico N. Vacca, dall’avv. Vincenzo Guadalupi che, a sua volta, l’aveva appreso da suo padre presente alla scena)
dal libro: Brindisi Ignorata – N. Vacca, pp. 186-7
Negli anni successivi, l’arrivo della ferrovia fu, sufficiente a ridare al porto il suo ruolo centrale, e la città di Brindisi potè finalmente superare l’obiettivo inseguito per diversi secoli, di superare la soglia dei 10.000 abitanti, che fu superata fino ad acquistare il primato della crescita tra tutti i centri della futura provincia nel 1901, con 23.106 abitanti. L’incremento demografico proseguirà irrefrenabile comunque durante tutto il periodo fascista.
In tale epoca, per quanto riguarda la ferrovia, depennata l’ipotesi di un potenziamento della rete meridionale con il doppio binario, i lavori anche a Brindisi furono solo di facciata limitandosi, nel 1932, ad un modesto ampliamento dei locali della stazione ed alla risistemazione della piazza antistante.
La Stazione oggi – le nostre foto
Esterno e prospetto
Interno e binari